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Torre Migaido - Tusa
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(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Torre Migaido - Tusa

Torre Migaido - Tusa

Piantina



La torre sorge nel territorio di Pettineo, nella vallata del fiume Tusa, a quota elevata (439 m s.l.m.) a difesa del confine della Contea di Geraci. Era una torre cilindrica, databile probabilmente al IX secolo, all'epoca dell'invasione araba. Il nome di "Migaido" deriva dall'arabo mà-gàytu, che significa "il punto più lontano".
Non possiamo datare con massima precisione la sua costruzione, ma sicuramente abbiamo testimonianza della sua esistenza già nel 1330, successivamente la struttura fu ampliata e modificata in più fasi.
La torre presenta una pianta cilindrica con mura dello spessore di circa 3 m, e all'interno sono ricavate scale per arrivare sulla sommità. La presenza di un camino ne testimonia un utilizzo anche abitativo. In origine dei merli erano presenti sulla sommità. La torre sorse probabilmente come luogo di osservazione per la guarnigione che la occupava, di vedetta sia sulla strada che conduceva ad Alesa che su quella che conduceva ad Amestratos ed Herbìta. Ruderi di altre torri che potevano far parte del medesimo sistema di segnalazione potrebbero essere la "torre Macera", nella valle a sud di Castel di Lucio e altri resti nei pressi del monte Sambughetti, presso Herbita.
Accanto alla torre si trova la cappella di S. Antonino, risalente probabilmente all’epoca normanna, come dimostrano all’interno gli affreschi ("Trinità" e "Cristo Pantocratore"). A pianta rettangolare, in origine aveva un accesso ad ovest dal lato corto, ma successivamente fu spostato a nord, trasformando in finestra la porta originale.Nell’abside è raffigurato un Pantocrator che, assieme ad altre scene sacre, per alcuni particolari preannuncia esperienze rivoluzionarie di espressione prospettica. Il resto delle costruzioni, come si nota dalle date apposte sulle porte, è del XIX secolo ed ha una destinazione confacente l’uso che ha il complesso di Migaido a partire da questo periodo sino ai giorni nostri, cioè di masseria.
Più tardi al complesso si aggiunse un recinto quadrangolare con piccole torre rotonde e una quadrata: la trasformazione risale al XIV secolo , ad opera dei cittadini di San Mauro Castelverde per conto dei Ventimiglia che in tal modo potenziarono il loro dominio nella zona.
Nel 1488 la dimora fortificata fu utilizzata da alcuni esuli del Negroponte e successivamente ebbe semplicemente la funzione di fattoria fortificata.All’esterno della cinta muraria si trovano resti di opere di canalizzazione di corsi d’acqua che fanno ipotizzare la presenza di mulini o altri impianti di trasformazione azionati ad acqua. Questa ipotesi potrebbe essere avallata dal toponimo della limitrofa contrada “Mulineddi” che faceva parte delle terre del feudo.
Volendo trattare sommariamente la storia di questo luogo forte, bisogna partire dalla sua fondazione avvenuta per volontà di Francesco I Ventimiglia sfruttando i diritti angarici sull’università di San Mauro Castelverde che, successivamente nel 1482, in cambio dei servigi prestati a favore del conte di Geraci per la costruzione di alcune fortificazioni, fece richiesta ad Enrico Ventimiglia di concessioni e sgravi. Durante il XIV e XV secolo Migaido seguìle sorti della Contea di Geraci, con i suoi splendori e le sue confische. Nel XV secolo, come ci dice un documento del 6 febbraio 1488, trovarono rifugio nella fortezza alcuni greci esuli da Negroponte, che fecero richiesta al Viceré di essere esentati da ogni pagamento ed angheria. Nel 1574 il feudo ed il complesso di Migaido, assieme alle terre ed al castello della baronia di Pettineo vennero dati in permuta al mercante ligure Paolo Ferreri, che poi cedette parte di questo territorio in enfiteusi a Silvestro Giaconia. Quest’ultimo, infatti, nel 1584 dichiarò quattro salme di terreno seminato. Nella seconda metà del XVIII secolo della baronia di Migaido fu investito il Conte di Prades, e solo il 30 agosto del 1803 riceveranno investitura i Giaconia, che godevano già dei diritti enfiteutici.
La fortificazione di cinta costituiva, grosso modo, un quadrilatero irregolare ai cui vertici erano inserite delle torri circolari unite da un muro con diverse feritoie strombate.
Dal lato sud probabilmente si accedeva all’interno con l’attraversamento dell’unica torre quadrata, quasi totalmente fuori dal perimetro, con degli archi leggermente acuti, oggi tompagnati. Questo lato era il più esposto agli attacchi di conseguenza troviamo, oltre le due torri ai vertici della cinta muraria e quella quadrata di accesso, una quarta torre circolare. Ad ovest rimane traccia leggibile di uno sperone triangolare, equidistante dalle torri di vertice, deputato alla difesa di questo lato. A nord le costruzioni del XIX secolo, addossate al perimetro murario, non ci fanno leggere le opere di fortificazione. Ad est si notano solamente tracce non ben definibili di muratura crollata. All’interno della corte sorge la grande torre cilindrica che rappresenta, insieme con la cappella, una costruzione forse retrodatabile, sorta non soltanto come mastio a sé stante, ma anche con funzioni abitative. Lo spessore della muratura supera i tre metri e all’interno di questa si articola una scala che porta ai piani superiori. Con il suo volume imponente e massiccio, alta circa 13 metri, risulta una struttura impenetrabile. Alla struttura si aggiunsero dei corpi di fabbrica a partire dal 1809.



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